Fine delle feste. La befana ha chiuso il sipario alla kermesse natalizia e via, tutti a ritirare addobbi, alberi e presepi da riporre in soffitta. Togliamo festoni, ghirlande, luci e lucette! Salutiamo i “Merry Christmas” appesi alle porte, e i “Let it snow” alle finestre, li ficchiamo negli scatoloni e tanti saluti all’anno prossimo.
Anche perché, con quello che ormai rimane dell’albero, martoriato dal gatto, o senza più un solo ago rimasto attaccato, per chi ha scelto l’abete vero, c’è voglia di tornare alla normalità, alla casa in ordine, alla routine quotidiana, senza più tutti quei balocchi appesi.
Infatti, è giunto il momento di togliere le palle appese e di metterci le piante. Metterci le piante, appenderle? Avete capito bene, io le appendo.
E’ la moda del momento, sono piccole palle di muschio con dentro una pianta, appese ad un filo. Almeno, così sembrano. Da qualche tempo siti web, riviste e associazioni ne parlano, ma che cosa sono queste strane piante appese?
Si tratta di Kokedama. La parola Kokedama significa letteralmente palla di muschio, ed è un termine che proviene dalla lingua e dalla cultura giapponese. Sono piante inserite in una miscela formata da due tipi di terriccio e ricoperta da muschio, e le si può appendere o appoggiare su di un vassoio.
Appese in gruppo davanti ad una finestra, ad esempio, regalano un effetto di grande impatto, uno scenario quasi fiabesco. Il contenitore di muschio che vive e si trasforma con il tempo è di per sé affascinante, e la possibilità di farli fluttuare nell’aria è una meraviglia scenografica.
Siamo nel campo della filosofia giapponese del Wabi-Sabi, un elogio all’invecchiamento, alla modificazione del tempo, alla bellezza dell’imperfezione.
Ma come sono nati?
Il Kokedama è il frutto di un’evoluzione di più tecniche di coltivazione, che ha come punto di partenza quella del Bonsai. Il concetto di cura e osservazione quotidiana li accomuna, ma a differenza dei bis nonni più famosi, i Kokedama nascono per esseri liberi e svilupparsi a loro piacimento. I rami, infatti, non vengono costretti ad assumere posizioni contorte e obbligate e, come spiego nei miei laboratori, una delle differenze più evidenti sta nel non inseguire la perfezione della forma.
La Natura farà il suo corso e, con il tempo, potrete vedere la sfera deformarsi grazie alle radici che fuoriescono, oppure notare piccoli germogli di felci che, spuntando dal muschio, prendono vita e forma, cambiandola. O ancora, e soprattutto in primavera, la sorpresa potrà arrivare da semi volatili che, appoggiandosi al muschio, prenderanno casa e vegeteranno. Non sarà difficile vedere spuntare una rosa selvatica, ad esempio, o una violetta, o una fragola selvatica, un’edera…
E qui sta la grande bellezza di questi piccoli pianeti vegetali che fluttuano nell’universo di casa. Sono ben lieti e felici di accogliere e condividere il loro spazio con qualsiasi seme passi di lì e abbia bisogno di metter radici per poter sopravvivere. Come prendere esempio dalla natura per essere tutti un po’ più belli.
La filosofia del Wabi-Sabi, è un elogio all’invecchiamento, alla bellezza dell’imperfezione, e il Kokedama ne rientra a pieno titolo. L’arte del Kokedama è sospesa, affascinante, zen e al tempo stesso selvaggia, e ci riporta indietro nel tempo, quando la visione del mondo che avevamo era una visione fantastica. Facevamo le capriole nei prati, disegnavamo i comignoli dei tetti inclinati, e gli alberi… in cielo!