Un anno stropicciato

 

beu

07 Dicembre 2018

Era l’otto dicembre 2017 quando usciva “Apollo e Giacinto”, il primo articolo di questa rubrica. Da allora, ogni venerdì, ho provato a tenervi compagnia con le storie nelle quali ho cercato di far parlare i fiori e, sempre da allora, non avete mai mancato di dimostrarmi il vostro affetto.

Per questo ho pensato che il modo migliore per dirvi “grazie amici, siete bellissimi”, fosse quello di far parlare le piante e fiori trattati quest’anno in una specie di pot-pourry riassuntivo, stropicciato quanto basta.

All’inizio fu un giacinto bello e profumato come un Dio a parlarci di se, poi venne il ticchettio delle foglie di una Calathea nelle braccia di uno spietato sicario. Per il Capodanno fu l’edera la protagonista, e un mazzo di bucaneve invece per l’Epifania.

Ho scritto di piante volanti che arrivano dal Giappone, poi fu la volta di tulipani preziosi quanto palazzi, del nostro verde cittadino, e del senso profondo di un bouquet di fiori.

Vi ho raccontato delle mille varietà di salvia e delle orchidee simili a farfalle, di donne coraggiose e di mimosa, e di ciò che accade a nostra insaputa nel giardino dei profumi, tra le erbe aromatiche. Ho parlato del lungo viaggio di un Bonsai e del curioso incontro tra piante in un condominio immaginario.

Ho osservato le piante vestirsi di malizia in Primavera e poi, a seguire, la meraviglia dei soffioni, la forza del Papavero e i fiordalisi azzurri in un testo di Paolo Conte. Ho scritto di un incontro con un’Aloe in fiore distesa sulla spiaggia, e dei capricci di una sontuosa Peonia, ho sorriso alla rosa canina e alle sue bacche, e ho ascoltato le Strelitzie.

Ho fatto su e giù per la città a rincorrer giardini pensili e ho issato vessilli di pace con le piante di Kaki e Gingko Biloba. Ho volato con gli insetti buoni su un terrazzo del centro, su Girasoli, Gardenie e fiori dell’orto.

Ho scoperto i travestimenti della Bouganvillea, e poi ancora: un albero per le farfalle, la vite in settembre e una grande Magnolia capace di unire le persone. Sono stato colpito dalle storie di una Zucca, di una pianta riconoscente nella casa tra gli alberi, dalle mille virtù del Crisantemo, e dai campanellini dell’Erica.

Qualcosa mi sarà probabilmente rimasto per strada, in questo che è stato proprio un bel viaggio e che non si ferma qui.

Avanti tutta quindi e tutti in carrozza, che il viaggio continua!

Leggi l’articolo su La Stampa Torino

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