David Zonta -Torino –
Adoro i film Western, quelli di Sergio Leone e con le inarrivabili colonne sonore del grande Morricone. Sono pellicole dure e crude, dove è facile morire e difficile vivere. Caldo torrido e luce accecante, vento che fischia e rotoli di paglia che attraversano la scena. Sono i film dei Cowboy, dell’uomo bianco, spietato pistolero e cacciatore di taglie.
Ma sono anche e soprattutto i film di quelli nascosti oltre i Canyon, sulle montagne, quelli da sterminare e rinchiudere nelle riserve. Sono gli indiani d’America, orgogliosi e fieri discendenti degli Dei, quelli che leggono i segnali di fumo, che si affidano alla magia e si curano con le erbe. Ecco appunto, è proprio dell’erba medicamentosa più utilizzata dagli Indiani d’America che vi voglio parlare oggi.
Gli sciamani pellerossa, ed è solo un esempio, facevano masticare foglie e radici di questa pianta a chi veniva morso da serpenti velenosi per poi eliminare il veleno tramite piccole incisioni sulla pelle sulle quali applicavano una poltiglia delle stesse foglie e radici. In un paio di giorni, la febbre alta, il sudore e le convulsioni sparivano, e i malcapitati riprendevano energie e come per miracolo, li si vedeva uscire dalle tende barcollanti ma vivi, ricordate?
Non l’ho mai saputo, ma quelle foglie miracolose erano foglie di un’erbacea perenne che mi piace da sempre, Echinacea Angustifolia, ecco il nome di questa pianta portentosa.
L’Echinacea, appartiene alla famiglia delle compositae asteraceae, una famiglia numerosa della quale fanno parte tutti i fiori che possiedono una struttura a forma di calice attorniata da petali. Nemmeno a dirlo è originaria del Nord America dove viene chiamata Coneflower per la forma conica del fiore.
Le varietà più conosciute sono l’angustifolia, la purpurea e l’Echinacea pallida, e mai e poi mai avrei pensato che, ingerendo ogni mattina delle gocce di tintura madre di quest’essenza per prevenire le magagne fisiche tipiche del cambio di stagione, avrei in qualche modo emulato lo sciamano. Sarà, ma solo a pensarlo mi fa stare meglio e ora, guardando questi splendidi fiori dai colori accesi, vedo nella loro forma i copricapi di piume del grande capo indiano, fateci caso. E allora l’Ecninacea non potrà più mancare sul mio balcone, e non fatevela mancare nemmeno voi.
E’ una pianta generosa e perenne con fiori bellissimi dai colori accesi, e che richiede poche cure, una pianta di poche parole, proprio come un grande Capo Sioux.