La cura del Prugnolo selvatico

David Zonta -Torino –

Sul Lungo Dora Voghera a Torino c’è un albero che da 15 anni almeno, decide di anticipare i tempi, e al posto di aspettare la stagione marzolina, fiorisce adesso. Ringraziata l’affezionata lettrice Daniela per avermelo segnalato, mi sono diretto in zona. E’ una passeggiata che faccio spesso e che ogni volta mi ricorda quanto sia bella questa città.

Partendo da Lungo Po Antonelli e percorrendo la ciclabile di terra battuta che corre lungo il grande fiume, ho raggiunto il punto nel quale Dora e Po si incontrano. Scorci parigini fanno da cornice ad un dipinto impressionista nel quale palazzi e ponti, si specchiano magicamente nelle acque del fiume. Ho proseguito poi costeggiando la Dora, e l’attenzione ora volgeva a quell’albero dai fiori bianchi così tanto impaziente di fiorire.

Si è fatto trovare ben presto grazie alla copiosa fioritura che si poteva notare da lontano. Un bellissimo esemplare di Prunus spinosa, chiamato anche strangolacane, susino di macchia, strozzapreti e in altre decine di nomi, ma è notoriamente conosciuto con il nome di Prugnolo selvatico.

E’ un arbusto spinoso con foglie caduche, longevo, che vive oltre i 60 anni. Allo stato selvatico ha un fusto principale irregolare e contorto, con una forte attività pollonifera basale. Attività che favorisce la propagazione selvatica, tanto che a volte si possono trovare macchie di vegetazione estesa e impenetrabile.
E proprio questa impenetrabilità a renderlo unico e utile. Il Prugnolo selvatico, infatti, oltre ai numerosi fiori produce anche piccoli frutti simili al susino dei quali, uccellini, volpi e lepri ne vanno ghiotti, e l’impenetrabilità data dal fitto intreccio di rami e spine, lo rendono una roccaforte alimentare importante.

Il Prugnolo selvatico può formare intrecci a forma di siepe molto fitti. Per questo, anticamente, veniva utilizzato dai contadini per proteggere i confini dei campi e oggi viene proposto come recinzione per proteggere le coltivazioni del prezioso tartufo dall’arrivo dei cinghiali.

Un plauso allora al Prugnolo e al suo fiorir precoce che, svelato il mistero, altro non è che un’aiuto, un conforto per i piccoli animaletti che in questo periodo, gelido e povero di cibo, hanno vita dura, mentre al suo interno, invece, possono far festa, nutrirsi e proteggersi. Una sorta di ‘Casa del quartiere’ ove l’ingresso è assolutamente, “ça va sans dire”, riservato ai soci.

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