David Zonta, Torino
Oggi è il 25 aprile, l’anniversario della liberazione italiana dal nazifascismo. E’ la giornata in cui festeggiamo la libertà, quella libertà che ci consente di esprimere il nostro parere, che ci permette di amare chi ci pare, quella libertà che ci fa viaggiare, navigare in internet, e ci consente di scendere in piazza per protestare, quella che abbiamo dato troppo spesso per scontata.
Oggi è il giorno in cui l’emozione e la commozione tracimano. E’ commovente di per sé il concetto di libertà, ma ancor di più lo è il ricordo di tutto ciò che si è fatto per conquistarla. Mi riferisco al sacrificio che i nostri nonni hanno compiuto per ottenerla, un sacrificio firmato col sangue e impregnato di paura, ma anche di coraggio, di unità e di fratellanza.
E in quest’anno, che è già storia e che lo studieranno nei libri le generazioni a venire, il 25 Aprile è ancora più importante perché quest’anno, l’anniversario della liberazione, ci trova a lottare tutti insieme, indistintamente uniti, per riconquistarci la nostra libertà. Stiamo vivendo un momento storico importantissimo che ci fa comprendere quanto la libertà non sia un benefit gratuito, ma anzi, che per la libertà di cui godiamo oggi, molte persone hanno dato la vita, consapevoli e convinte di farlo.
Questo è il momento di riprenderci la memoria della Storia e con essa l’imprescindibile valore della libertà, anche perché proprio oggi ne stiamo vivendo l’importanza sulla nostra pelle. Le analogie, fatte le dovute proporzioni, ci sono tutte e il bollettino quotidiano dei caduti pare proprio un bollettino di guerra, ma stiamo lottando e siamo uniti come non lo eravamo da tanto, e grazie a questo, presto sarà di nuovo primavera e torneremo tutti nuovamente a fiorire.
Saremo un fiore bellissimo e rappresentativo, il fiore della libertà, saremo il fiore del papavero. Saremo il fiore del partigiano morto per la libertà, saremo i mille papaveri rossi nella guerra di Piero, saremo i semi sparsi da Gengis Khan sui campi di battaglia intrisi di sangue, semi di papavero a ricordo e in onore dei caduti.
Svetteremo alti tra le malerbe e il grano con petali rosso fuoco e una macchia nera al centro. Saremo forti e determinati, al contempo fragili e fugaci, saremo un’ode alla bellezza, un inchino alla vita.
Ci piacerà stare in gruppo e, visti da lontano, creeremo macchie simili a stormi di uccelli danzanti. La nostra fioritura durerà un giorno o poco più, ma non ce ne cureremo dato che ognuno di noi sarà in grado di far sbocciare fino a 400 fiori, e la sottile peluria sul gambo sarà la nostra pelle d’oca, la stessa che che si prova nel leggere queste parole tratte dalla poesia “25 Aprile”, di Giuseppe Bartoli, poeta partigiano:
“Quando fummo nel sole
e la giovinezza fioriva
come il seme nella zolla
sfidammo cantando l’infinito
con un senso dell’Eterno
e con mani colme di storia
consapevoli del prezzo pagato
Sentivamo il domani sulle ferite
e un sogno impalpabile di pace
immenso come il profumo del pane
E sui monti che videro il nostro passo
colmo di lacrime e fatica
non resti dissecato
quel fiore che si nutrì di sangue
e di rugiada in un aprile stupendo
quando il mondo trattenne il respiro
davanti al vento della liberta
portato dai figli della Resistenza.”
Buon 25 Aprile a tutti, buona libertà.