E finalmente Torino ha raggiunto l’ambito riconoscimento di migliore città giardino d’Europa. Un sogno? Utopia? Probabilmente si, ma sognare, si sa, non costa nulla, e allora io voglio sognarlo.
Voglio sognare una Torino che guarda lontano con vista panoramica sul futuro. Voglio sognare una città in cui respirare aria buona e in cui la cappa di smog sia solo un lontano ricordo. Voglio sognare di poter camminare nella città per ammirare il verde, come fossi in un grande e infinito parco con la città dentro, e non il contrario.
Ma nel frattempo, in tutto questo sognare, scopro con piacere, ma questo non è un sogno, è realtà, che i ricercatori del MIT Senseable City Laboratory di Boston, diretto dall’architetto e ingegnere Carlo Ratti, guarda caso nato proprio a Torino, hanno sviluppato un nuovo approccio nel quantificare il livello di “verde” delle città.
Invece di calcolare il numero di spazi verdi, di misurare la loro area o di contare il numero di alberi sul territorio, i ricercatori hanno voluto conoscere la quantità di verde (in percentuale) che una persona è in grado di vedere camminando per strada. Lo studio si è basato sulle immagini di Google Street View, rielaborate da un algoritmo; è stato così creato un indice di visualizzazione del verde (Green view index) che ha permesso di stilare una classifica delle grandi città in base alla quantità di verde che ciascuno può vedere.
In cima alla classifica, chiamata Treepedia, si trova Singapore con un indice del 29,3%, seguita da Sydney e Vancouver (con il 25,9%). E Torino? Con i tanti e lunghi viali alberati e l’oasi verde del parco del Valentino, che indice di visualizzazione del verde avrà mai? Il 30-35%? No, con tutto ‘sto verde Torino ha solo il 16,2%. Che a dirla tutta non è poi così male, se pensiamo che la città di Parigi, “la ville lumière” d’Europa, non arriva al 9%.
Ma non è ancora abbastanza, e di più si può e si deve fare.
Questa cosa dell’indice di visualizzazione del verde mi piace molto. Sarà che sono un malato cronico del tema, sarà che senza verde non so stare, ma il concetto che la qualità della vita in una città si possa misurare anche da quante piante si possono vedere camminando per strada, è illuminante e illuminato. Dico questo sia per il benessere che le piante portano all’ambiente, sia per la quantità di bellezza che aggiungono alla città.
Diciamo e ripetiamo sempre che la bellezza salverà il mondo, non è vero? E allora piantiamola la bellezza. Piantiamola ovunque, anche sui muri.
A Torino da non molto tempo, è nato un giardino verticale di centocinqunta metri quadrati che oltre a trasformare piacevolmente questo angolo della città, funziona anche come un potente muro anti smog, in quanto capace di assorbire il particolato e le sostanze tossiche nell’aria. Il giardino verticale è stato realizzato su una facciata del complesso Aldo Moro, a pochi metri dall’Univerità degli Studi di Torino e dalla Mole Antonelliana, ed è un vero e proprio quadro vegetale in costante trasformazione. Se ancora non l’avete visto, andatelo a vedere, è un giardino verticale di profonda bellezza e utilità all’ambiente e all’edificio che lo ospita.
Il giardino verticale, infatti, è una sorta di seconda pelle dell’edificio che lo coibenta e protegge durante il freddo inverno, permettendo così un risparmio di energia per riscaldarlo, e riduce il surriscaldamento delle pareti in estate, abbassando la temperatura interna fino a 15 gradi ottenendo un notevole risparmio energetico.
Le nuove tendenze in materia di giardini urbani sono sempre più orientate verso la verticalità e la biodiversità per il contenimento degli effetti causati dal riscaldamento globale e i giardini verticali ribaltano la più ovvia idea di crescita orizzontale del verde, dando vita a un’infinità di soluzioni creative.
Questo sì che è un bel sogno! Un sogno che vede i nuovi edifici, ma anche le vecchie pareti dei palazzi, ricoprirsi di verde, così come i tetti piatti degli edifici anni ’70, o i tetti incandescenti di guaina catramata nei cortili. Così davvero Torino può diventare la città giardino d’Europa, al pari di Singapore, ma decisamente più bella.
Chissà se chi conta e decide per il futuro delle città avrà voglia di sognare come me. In fondo sognare, come detto, non costa nulla, e a volte capita persino che i sogni si avverino davvero, e allora io continuo a farlo, continuo a sognare, e vi prego, non mi svegliate.