“Buongiorno, ci siete tutti? Mi auguro che il collegamento funzioni bene, mi vedete, mi sentite? Vi chiedo gentilmente di disattivare il microfono per non appesantire la banda e per eliminare rumori di fondo, lo potrete comunque attivare ogni qualvolta avrete bisogno di intervenire. Grazie a tutti.”
Inizia più o meno così un collegamento online, che esso sia un webinar, un convegno, o un corso. Inizia così, con più o meno difficoltà dettate da mille fattori, tipo la qualità del Wi-fi, il numero dei partecipanti e altre cose a me sconosciute ma che molto probabilmente si nascondono dentro ai pc, e non vogliono proprio farsi trovare. Inizia anche così un nuovo modo di incontrarsi pur essendo fisicamente distanti, un nuovo modo di imparare ed apprendere, quasi come se fossimo gomito a gomito.
Più bello? Più brutto? Io risponderei semplicemente diverso, e in quanto diverso diventa, di conseguenza, imparagonabile.
In questo weekend appena trascorso, per esempio, ho tenuto un corso di Kokedama a sei partecipanti, sei donne, due delle quali di Torino, mentre le altre di Treviso, Udine, Padova e Roma, e ho fatto una consulenza del verde nella casa di una simpatica famiglia nel centro di Venezia. Tutto questo, senza uscire di casa.
Questo nuovo modo di macinar kilometri senza muovere un passo diventa, di fatto, un teletrasporto virtuale di questo tempo, nel quale l’esperienza relazionale umana è chiamata alla sperimentazione. E ciò che ho sperimentato con il gruppo del corso online sul Kokedama è stato molto, molto più intenso di quanto potessi immaginare. Ho capito che si può fare. Ho capito davvero che nessun ostacolo è insormontabile, nemmeno la distanza.
Immaginare lo svolgimento di un corso, nel quale tecnica e manualità sono fondamenti importanti, attraverso la webcam di un pc, inizialmente mi pareva un azzardo e non pensavo, in tutta sincerità, che fosse realizzabile. E invece, in questo weekend, si è realizzato l’irrealizzabile e i risultati sono qui da vedere. I Kokedama che hanno preso vita dal gruppo sono uno più bello dell’altro; neanche in presenza, a volte, escono così.
Ciò significa che forse attraverso lo schermo si deve porre maggior attenzione e ci sono meno distrazioni? Forse c’è più agio e partecipare dalla propria postazione di casa può essere un vantaggio? Forse e così, o forse no. Tuttavia, incredibilmente, il risultato non cambia, i pixel dopo un po’ svaniscono e la distanza perde di significato: sei entrato e senti il gruppo intorno a te.
“Avvicinati allo schermo, fammi vedere bene la pianta, portala davanti alla videocamera”, ma anche: “Non ti sento più, attiva il microfono”, sono alcuni dei frammenti di un pomeriggio di passione e creatività che, grazie anche alla grande motivazione, hanno dato vita a entusiasmi e picchi di felicità improvvisa nel vedere il proprio Kokedama prendere forma.
Lavorare in questo modo, lavorare a distanza, in fondo, non è poi così male. Pensandoci bene, mi trovavo nello stesso istante in casa mia e nelle sei case che mi si aprivano sullo schermo, e ognuna di essa raccontava e mostrava simpatiche intrusioni di figli, di mariti, dell’abbaiare di un cagnolino. In fondo, era come se tutti fossimo nelle case di tutti, e fossimo i benvenuti e i benvoluti compagni di un’esperienza incredibilmente intima, in barba alla distanza che ci separava.
Le mani hanno lavorato bene, il pomeriggio è volato via in armonia e calda vicinanza, e alla fine, ogni partecipante mostrava soddisfatto il proprio Kokedama, con gli occhi che sorridevano. E gli occhi che sorridono, semplicemente, non hanno prezzo.
E poi si arriva ai saluti e ai ringraziamenti che fuori è già sera e fa buio, e un pochino ti rammarichi perché in fondo vorresti andare avanti ancora. E’ sempre così quando si fanno delle cose che ci piacciono, non è vero? Quando hai le mani che sono calde e si muovono da sole, quelle mani che hanno lavorato bene, mani che sono capaci. Quelle stesse mani che quando eravamo bambini non avevano paura di niente, anzi, sapevano fare tutto e avevano quel coraggio di fare che non dovremmo mai dimenticare.
Ora lo so, ora lo sappiamo. Facciamo che le distanze non esistono, lo possiamo fare, lo dobbiamo fare.
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Proprio così, David: condivido in pieno quello che hai scritto. Anche in modo virtuale e con lo sguardo ad uno schermo di pc, si è sentita davvero una bella atmosfera insieme alle altre simpatiche partecipanti. Penso anche che hai saputo trasmettere tutta la passione che hai verso questa creatività fatta di cose “vive”: le piante, il muschio, i terricci…insomma da parte mia ho imparato un modo nuovo di comporre con le piante, il tutto condito con allegria, competenza e divertimento. Per adesso ho una nuova creazione appesa in casa, in attesa di produrne altre a farle compagnia!
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Grazie Marina, grazie davvero. Sono felice che sia arrivato tutto questo!